Il Teatro dell’Utile

Come allestire un grande evento senza sprecare risorse

Intervista a Rural Studio

a cura di Alessandro Zorzetto, pubblicata su domus  il 26 Ottobre 2016

L’arte, nelle sue numerose declinazioni, è spesso vista come attivatrice di circostanze, catalizzatrice di flussi, passioni, idee e azioni. A livello locale può aiutare a rimettere in moto dinamiche sociali in modo spontaneo e genuino, introducendo un fattore di novità nella percezione dell’evento. Ma cosa succede quando l’evento assume una portata imponente e internazionale e la situazione si fa più complessa? L’evento artistico è affiancato da una struttura burocratico-organizzativa che ne permette il funzionamento e la durata, diventando il motore dell’evento stesso. E questa struttura diventa impresa, un’azienda di natura commerciale in cui vigono le regole del for-profit. Si rischia di perdere la dimensione locale, l’arte diventa catalizzatrice di capitali internazionali e il quartiere diviene funzionale all’accoglienza, non più luogo d’indagine e sviluppo sociale. Abbiamo girato la domanda a Rural Studio, incontrato alla 15. Biennale di Architettura di Venezia, dove ha portato un approccio metodologico che riconsidera l’intero processo espositivo in modo quasi chirurgico, rimettendo al centro della ricerca il progetto e i suoi protagonisti: gli abitanti.

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Fotografia in copertina di Timothy HursleyLINK

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