Una nuvola luminosa in Arsenale

Workshop di costruzione di una struttura luminosa in bambù

Articolo di Emilio Antoniol, pubblicato su OFFICINA* 21 | aprile – giugno 2018

Da anni lo studio di progettazione Architetture Precarie, con sede a Castello, Venezia, si occupa di allestimenti, workshop e installazioni temporanee definite “rurali”. Da sempre infatti l’attenzione all’uso di materiali naturali quali paglia, fieno, legno o materiali di recupero sono alla base dei progetti ludico-formativi sviluppati da Alessandro Zorzetto, architetto fondatore dello studio, e Francesca Modolo. In diverse occasioni Architetture Precarie ha dimostrato di saper rispondere a esigenze differenti, partendo da un’idea progettuale e portandola a realizzazione analizzando e sfruttando di volta in volta i differenti caratteri formali, ambientali o economici che al progetto sono legati.

La sfida lanciata nel weekend del 6, 7 e 8 aprile a Venezia, presso la Tesa 105 dell’Arsenale Nord ha però un sapore differente. Se le modalità di organizzazione sono le consuete ormai consolidate dal team di lavoro, gli elementi a contorno sono invece alquanto originali a cominciare dal luogo. Il workshop si è infatti svolto all’interno dello storico Arsenale di Venezia e l’opera risultante è stata installata nell’atrio della Tesa 105 dove resterà visitabile fino a inizio giugno.

WSB_1086-2web Una nuvola luminosa in Arsenale
La struttura sospesa nella Tesa 105

Questa scelta ha costretto i progettisti a riflettere sul rapporto che si va a instaurare tra l’oggetto sviluppato durante il workshop e l’edificio esistente, sia sul piano formale che su quello tecnico, valutando ad esempio carichi, spazi, collegamenti e appoggi nonché modalità di sospensione dell’opera. Infatti, fin dalle prime idee di progetto obiettivo di Architetture Precarie è stato la realizzazione di un oggetto luminoso sospeso, la cui leggerezza potesse occupare senza ostruire lo spazio della tesa che si sviluppa in direzione verticale.

è stata un’azione corale, di gruppo, svolta in uno spazio pubblico e con la partecipazione degli enti del territorio

Ancora più originale è poi la scelta del materiale con cui realizzare l’opera: il bambù. Questa è legata alla collaborazione con Giacomo Mencarini, fondatore del Network internazionale Natural Born Builders in quanto costruttore di case in legno&paglia ma anche fondatore ed ex socio di Bambuseto, azienda attiva in Toscana dove risiede anche il suo bosco di bambù, da cui le canne utilizzate durante il workshop.

Il workshop ha preso avvio il venerdì 6 aprile con una parte teorica volta a formare i partecipanti sulle tecniche di lavorazione, le caratteristiche meccaniche e funzionali del bambù e sulle sue possibilità di utilizzo in ambito architettonico. I due giorni seguenti sono invece stati dedicati alla realizzazione pratica dell’opera in bambù. È stata un’azione corale, di gruppo, come ci ha raccontato Alessandro Zorzetto, svolta in uno spazio pubblico e con la partecipazione degli enti proprietari degli spazi: Vela, il Comune di Venezia e con la collaborazione dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Venezia.

il workshop si è svolto nel giardino della tesa e nel piazzale antistante il bacino acqueo, ridando all’Arsenale il ruolo di fucina della produzione

Nella prima giornata i quindici partecipanti hanno predisposto la struttura portante principale, una spina dalla forma sinuosa realizzata in multistrato marino che è stata progettata, sagomata e assemblata partendo da pannelli di recupero di un vicino allestimento dismesso da Rebiennale. È stata poi la volta del bambù, le cui lunghe canne di 3-4 anni di età sono state suddivise in sottili fascette, molto flessibili ma allo stesso tempo resistenti.

Questa fase si è svolta nel giardino esterno della tesa e nel piazzale antistante il bacino acqueo, ridando per un giorno all’Arsenale il ruolo di “fucina della produzione” che gli è propria ma soprattutto coinvolgendo i partecipanti in una vera a propria progettazione estemporanea dove a ogni problema o difficoltà veniva data risposta attraverso sperimentazioni e azioni condivise tra docenti e allievi. Il secondo giorno ha invece visto la realizzazione del guscio della “nuvola”, composto da un graticcio di fasce di bambù unite solo con legacci in cordino di canapa e sostenute internamente da una struttura ad anelli realizzata sempre in bambù.

L’installazione è stata completata con una finitura in tessuto non tessuto, leggero, economico e semitrasparente per permettere alla luce dei led posti all’interno della struttura di diffondersi in modo soffuso e omogeneo in tutte le direzioni. La fase finale di sospensione dell’opera, realizzata con sottili cavi metallici connessi a dei piccoli argani, è stata il coronamento delle tre giornate di lavoro di squadra, il cui esito è oggi ammirabile presso gli spazi dell’Arsenale.

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La struttura sospesa nella Tesa 105

Articolo a cura di Emilio Antoniol, Ph.D. in Tecnologia dell’Architettura presso l’Università Iuav di Venezia antoniolemilio@gmail.com

Leggi l’articolo su  OFFICINA* 21 | aprile – giugno 2018

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